“Le aventure de Pinochio a Venexia e in venexian” tradotte dal toscano di Collodi da Piero Zanotto, nascono dal puro amore per la fiaba e da una seria riflessione sul dialetto: lingua dimenticata, deformata, relegata con sufficienza e disprezzo a singole nicchie di popolazione, merita di essere rivalutata e riconquistata dai veneziani come strumento della quotidianità del vivere, linguaggio che porta con sé gli umori e la storia di una comunità. Il veneziano di Zanotto, frutto di un'attenta e scrupolosa ripresa di quell’antico parlar di cui poche persone ormai (e ancora meno libri) sono testimoni, si adatta come una seconda pelle al burattino 'combinaguai' di Collodi, seguendolo nelle sue birichinate e arricchendolo di significati e di sapori inediti. I luoghi di Venezia, come la sua lingua, sembrano anch'essi adattarsi, plasmarsi attorno a Pinocchio per accoglierlo, quasi fosse un personaggio nato in laguna come le ''maschere'' di goldoniana memoria. E pare allora di vederlo, annunciarsi in uno squero e nascere tra le mani impazienti di ‘Mastro Isepo’; andare in ‘una barcheta vogada a & valesana’ assieme al ‘Gato’ e alla Volpe alle ‘Tere Perse’, a Malamocco, novello Campo dei Miracoli o ‘Paese dei Ciàpa Alochi’; oppure recarsi assieme a Sluseghìn al Lido, ‘Paese dei Zogatòi’ da cui ritornerà ‘musséto’.
Less