Una rievocazione documentata e narrata del leggendario Kabarett tedesco, dagli inizi gloriosi dell’era guglielmina agli anni “d’oro” Venti e Trenta, fino alla miracolosa rinascita nel secondo dopoguerra. Un’analisi della sorprendente capacità di autocritica e dell’ironia sibillina dei tedeschi che costituirono l’anima di questa forma di spettacolo, i cui testi, spesso irriverenti e provocatori, passarono più volte sotto la mannaia della censura. E i loro autori, tra cui basti citare Bertolt Brecht, Frank Wedekind, Kurt Tucholsky, Erich Kästner ed Erika Mann, affrontarono coraggiosamente i più spinosi problemi della vita sociale e politica della prima metà del Novecento, inclusi quelli del militarismo prussiano, della rigida censura imposta dall’impero, del nazismo, della colpa collettiva del popolo tedesco, della denazificazione, dell’ipocrisia delle istituzioni sotto Adenauer e Brandt. Un’accurata ricostruzione storico-culturale, arricchita di numerose immagini dell’epoca e in cui vengono proposte anche le canzoni satiriche, qui tradotte per la prima volta in italiano.
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